Il vivido racconto di Snorri ci trasmette l'immagine di un re stregone. Inquesta narrazione Óðinn non è descrittocome un dio, bensì come un sovrano dell'antichità; non si fa tuttavia ariconoscere, nel racconto dei suoi straordinari poteri, l'originario caratteresoprannaturale. Molti dettagli del racconto rimandano a quanto già sapevamodalle fonti eddiche, soprattutto dal catalogo degli incantesimi dell'Hávamál. Vi è qualche intrusione indebita: la magica naveSkíðblaðnir, ad esempio, vienealtrove detta appartenere a Freyr(Gylfaginning [43]) e non a Óðinn, e si hanno tutte le ragioni per presumere che sia la primaattribuzione quella corretta. Altri dettagli del resoconto di Snorri sono invecestraordinariamente indicativi, come il fatto che aÓðinn fosse attribuita la magia seiðr,con la quale era possibile legare l'altrui volontà (cfr. antico alto tedescoseita corda, laccio), ma la cui arte, diffusa soprattutto tra le donne,richiedeva pratiche giudicate sconvenienti per gli uomini, ai limiti deltravestitismo e dell'omosessualità (ergi vuol dire oscenità,impudicizia, codardia, da cui l'aggettivo argr, insulto sanguinosissimo,lesivo per la dignità e la virilità di un guerriero). Il racconto di Snorritrova riscontro in un poema eddico, il Lokasenna,in cui Loki accusa esplicitamente Óðinn di essersi travestito da donna per praticare questo tipo diincantesimi:
Impudicizia 1991l
2ff7e9595c
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